GIANNI CUSUMANO - AUTORE APPESO -

mercoledì 22 dicembre 2010

Scimmie a intermittenza



L'umanità degli uomini

è qualcosa che va e viene

a intermittenza

proprio come le luci di natale

che riempiono la strada

stasera,

occhi multicolore

che lampeggiano a festa

innalzandosi scintillando

sul più perverso e brutale

dei circhi mai esistito,

migliaia di scimmie isteriche

depilate a dovere

che battagliano tra loro

colpendosi a morte

con monete oleose,

che improvvisando danze epilettiche

consumano la loro ultima vittoria

sugli stomaci affamati

dell'intero universo,

tutte eleganti e in prima linea

si affrettano a rincorrere la benevolenza

di un dio a forma di banana

per l'ultimo, imminente avvento

in alta definizione,

e non resta nient'altro che mettersi comodi

e arrendersi

alla più lunga,

la più bestiale e insensata,

la più sporca

delle guerre

all'ultimo scontrino.


L'umanità degli uomini

è qualcosa che va e viene

a intermittenza

proprio come le luci di natale

che riempiono la strada

stasera,

mentre la mia miniera d'amore

è stesa sul letto

e il mio spirito ubriaco

s' allunga,

stanco e senza peso,

sul corpo opaco

di questa ennesima bottiglia vuota.


Lo sanno tutti

a dispetto di tutto.



lunedì 20 dicembre 2010

Per scrivere qualcosa di sensato


Un bicchiere capiente

75 cl di vino

12 grammi di trinciato inglese

Un pacco di cartine

Un accendino carico

Un ampio posacenere

Un frigorifero

6 birre

Mahler

Niente con cui scaldarsi

30 cent nel portafogli

Una personalità disturbata

Uno scarico funzionante

venerdì 17 dicembre 2010

Gomma Gialla


Faceva freddo,

un freddo cane

mentre guardavo la saracinesca abbassata

del vinaio a buon mercato

tornando verso casa

giù

per le scale di una strada di piscio

incrociando lo sguardo

di uomini assiderati

barricati sui tetti

della loro piccola fabbrica fallita,

tutti a sbalordirsi per quel grosso materasso di gomma gialla

che qualcuno

più giù

s’affrettava a gonfiare.


Faceva freddo,

un freddo cane

mentre le porte del supermercato

a buon mercato

erano sigillate

e una folla estranea

si radunava tutt’intorno

tremolante,

ignorante,

e qualcuno s’aggirava armato di cinepresa

e qualcun’altro si sfregava le mani

ringraziando Iddio nei cieli

e allora chiesi: “Che succede?”

ma era chiaro,

così chiaro

che non mi sconvolsi per una rapina finita male

ché alla fine un altro povero Cristo s’era guadagnato un pasto

al caldo del fresco

senza nulla togliere al rimpasto parlamentare.


Faceva freddo,

un freddo cane

quando le porte si riaprirono

e potei finalmente entrare

facendomi largo tra promesse di pranzi

e cene abbondanti,

tra luccichii di camere

e appartamenti andati a male,

respirando l’odore

del difetto abbiente

trovai le mie birre in offerta

risolute e solide e gelide

proprio come me l’aspettavo

e non esitai un minuto

a estrarre la mia carta fedeltà,

nemmeno di fronte

a una cassiera in lacrime.


Faceva freddo,

un freddo cane

che nemmeno l’alcol t’aiuta

figurarsi il cielo.

Figurarsi il resto.