GIANNI CUSUMANO - AUTORE APPESO -

mercoledì 31 marzo 2010

Preparativi


Sbucci le tue patate,
scongeli le tue fette di vacca,
lavi i piatti sporchi.
Ti prepari.

Vai al bagno,
leggi poesie mentre cachi,
scarichi
assicurandoti di spazzolare via le strisce di merda dal cesso.
Ti prepari.

Torni in camera,
dai un'occhiata alla polvere sparsa sul pavimento,
pensi che dovresti dare una lavata a terra.
Sul tavolo, accanto al computer,
i resti di una notte solitaria
passata a scrivere follie
di cui “il mondo farà volentieri a meno”.

Vino,
tabacco,
odore di cenere,
le solite due lampade a basso consumo,
il solito cane isterico che abbaia da qualche parte
e un altro più grosso che risponde da chissà dove,
mentre fuori il mondo
si prepara a un altro mezzogiorno
tu ti prepari a vivere il tuo
a risparmio energetico.

Dai tempo alla campana di finire i suoi rintocchi,
alla carne ancora qualche minuto per scongelarsi,
all'odore di merda di andar via,
ai caffè di fare il loro dovere,
evitando di vomitare.

Ti prepari,
il mondo ti scivola addosso
il mondo va a rotoli,
“il mondo fa a meno di te”
ma non importa,
perché sei un tipo preparato.

lunedì 29 marzo 2010

Cartolina a mio padre

Papà,
dovrei vomitare.
Dovrei vomitarti addosso.
Vomitare sulla mamma,
su mia sorella.
Dovrei sporcarmi di vomito,
papà.

Dici che le cose non cambieranno,
papà,
che la gente se ne frega.
E, tanto vale,
fare come fanno tutti.

Papà,
dovrei vomitare.
Dovrei vomitarti addosso.
Vomitare sulla mamma,
su mia sorella.
Dovrei sporcarmi di vomito,
papà.

Perché le cose non cambieranno,
papà.
Perché la gente se ne frega.
E, tanto vale,
fare come fanno tutti.

Adesso,
tienimi stretta una mano in fronte,
papà.
Come quando ero piccolo
e c'era poco da capire.
Aiutami a vomitare,
papà.
Fammi vomitare.

mercoledì 24 marzo 2010

SUPPOSTA ATOMICA

Circolano davvero troppi libri,
-libri scritti male con titoli orribili-
che gente con un minimo di buon senso.

Questo è il motivo per cui
adesso,
nel nuovo agognato millennio
che puzza di marcio esattamente come tutti gli altri
affoghiamo tutti,
santi e assassini,
in un oceano di merda
densa e fiammeggiante.

Gente.
Gente.
Gente che pretende.

Che pretende
un mondo libero e pulito abbastanza
da accumularci una certa dose di denaro,
buona educazione,
senso della misura.
Gente che da secoli
arranca sulle gambe storte di un Dio senza faccia
ma con troppe mani,
-tutte armate-
per poi
ingravidare una donna con la scusa dell'amore
e metter su famiglia.
E poi ancora,
baciare la fronte dei loro figli iperattivi
presi in prestito dalla pubblicità
-giovani vecchi-
prima di sedarli
e spedirli a scuola
stringendoli troppo forte per mano.

Gente libera,
ricca,
educata,
equilibrata,
gente perbene,
benpensante,
elegante,
gente fedele a gente,
gente credente,
gente fidelizzata,
ovunque
gente
che un giorno,
fingendo di non sapere come,
con una coperta di lana sulle ginocchia,
sprofonda nel baratro di pezza di una poltrona pagata a rate
rispondendo a un televisore pagato a rate,
per dare la risposta esatta
su certi bisonti omosessuali del nord America
-è mai possibile?-
e ticchettare le ossa dei piedi
sul ritmo di una stupida canzonetta d'avanspettacolo
aspettando di pagare l'ultima rata importante
alla Morte.

Mentre fuori
la follia di un'orda cancerogena
di sguardi vacui e inebetiti
cresce e si propaga.

Marchettari di regime
corrotti e compiaciuti.

Gente.
Gente.

Ombre di uomini
dietro bandiere così grandi
da non correre alcun rischio,
a raschiarsi le gole fino a sanguinare
per una libertà troppo cara
per le loro tasche.

Puttane di corte,
sodomiti del re.
Fingono di non sapere.
Li vedi,
ricurvi,
pronti a prenderlo democraticamente in culo
dai cani inferociti
dei cannibali del consenso
in doppiopetto e cravatta a pois.
Pois bianchi.

Gente.

Giovani uomini svuotati del futuro
per pochi spiccioli rubati prima ai loro padri.
Figli vecchi
stuprati da bestie terribili
mentre danno via
gratuitamente
la loro versione dei fatti
ad altre bestie,
bestie da riporto,
che stringono tra i denti microfoni e telecamere.

L'orrore.

Voglio odiare,
invidiare,
voglio scaricare la libertà nel cesso,
mandare a puttane l'amore,
sparare al cuore della tolleranza,
del clima politico,
della giustizia,
del libero arbitrio,
del voto pulito,
della coscienza sociale,
della moderazione,
del talento votato da casa,
della morale comune,
del bene comune,
della pacatezza di toni,
dei sondaggi,
di tua madre, tuo padre e del tuo confessore,
delle commissioni vigilanti,
della compassione,
del ragionevole dubbio,
dei vecchi cantanti scomparsi,
della buona scrittura,
della poesia innocua,
di Dio,
Allah,
Javeh,
Budda,
Lennon e Mc Cartney,
Dante,
Virgilio,
Petrarca,
Manzoni,
Ungaretti,
Pasolini,
De Andrè il giovane e la sua troia di plastica,
Mollica e la sua cultura di merda,
i bianchi, i neri, i gialli e i rossi,
i tifosi, i supplichevoli,
le opposizioni e le supposizioni,
i salotti culturali,
i bar alla moda,
le aree verdi,
la politica del fare,
i vecchi fascisti da badare,
e ancora
ancora
ancora
ancora...

Colpire a morte
la mia donna di marca,
i miei figli di marca,
il posto di marca,
il mutuo di marca,
l'abbonamento TV di marca,
il frigo di marca,
la cucina di marca,
il cibo di marca,
la lavatrice a basso consumo di marca,
la macchina di marca,
le mutande di marca,
gli amici di marca,
la birra e il vino di marca,
l'assicurazione furto e incendio di marca,
la banca di marca,
la politica di marca,
la musica di marca,
gli Stati di marca,
la marca di marca,

una vita marchiata per sempre.

La Santità nella violenza,
nello stare con due scarpe in ogni piede.

La Santità nella rabbia,
nell'essere nemico del popolo,
nella cattiva educazione.

La Santità nello sputo di Caino sulle bare degli eroi,
sui puri di cuore,
sui colmi di spirito.

La Santità del No.

Circolano davvero troppi libri,
-libri scritti male con titoli orribili-
che gente con un minimo di buon senso.

martedì 9 marzo 2010

Cronache dal Vulcano - Disgusto e soldi spesi male -

Quindici giorni senza possibilità d'appello

L'unico ricordo nitido è un cavallo furioso a zampe all'aria che minaccia di saltarmi addosso. Quattro in macchina, tre indigeni e uno sconosciuto: io. Chiedo della marijuana e un vecchio quartiere ottocentesco è quello che mi aspetta. Ero stato avvertito a riguardo da un mio cugino.
Uno del sud senza abbastanza peli in viso. Sgommiamo intorno al quartiere due, tre, quattro volte. Strade sporche e scure, zuppe di piscio e silenzio. Complicità criminale nell'aria. Paura.
Più avanti, uno fermo a un palo che somiglia tanto a un palo ci urla dietro che quello che vogliamo “ce l'abbiamo scritto in fronte.” Non ha tutti i torti.
Quel che resta di un trentenne ci segue da dietro, su un vecchio scooter anni '90. Aspetta i soldi, i nostri. Si affianca al lato guida e il pilota lo paga. Il pilota ha un pezzo d'acciaio sterile che gli perfora il labbro inferiore da parte a parte. Bestemmia, dice che il il pusher fa lo stronzo. La donna che gli siede accanto risponde qualcosa in lingua. Non capisco cosa ma penso sia una rassicurazione. “Non c'è da preoccuparsi.” Me ne convinco mentre mi tengo stretto alle parole di Tim. Più avanti, nei pressi di un divieto d'accesso, l'erba è finalmente nelle nostre mani. Scappiamo di corsa. Scorriamo le zolle brune dell'inferno sui nostri pneumatici animati a gas mentre Buckley ci sta dietro. Poi un ragazzino barbuto su un vecchio “Si” ci scorta giù fino all'uscita.
Poi la nebbia. E nient'altro.

Due o tre giorni dopo


Litri di vino e peccato. Risvegli unti d' olio extra vergine su spaghetti che non ci appartengono. Uno spreco. Con le cispe agli occhi io e la mia compagna ci sussurriamo parole di conforto. Quella roba appiccicata sul pavimento non può essere nostra. Ci deve essere stato uno sbaglio. Siamo entrambi battezzati, educati come tutti all'ombra del crocefisso. Dio perdoni i nostri peccati! E cancelli dalla faccia della Terra le palle di pregiudizio ambulanti. Ce lo devi, per Dio! Non mi sono mai piaciuti i criptici, se capite quello che voglio dire... Ma questo non mi ha mai impedito di sgrassarmi la pelle sotto la doccia cantando lodi a nostro Signore. Capite quello che voglio dire? Le preghiere scivolavano via nello scarico insieme alla schiuma sudicia. Capite? Il corpo di Cristo per un trans bruciacchiato. Un affare.

E alla fine?

Nulla. Disgusto. E soldi spesi male.

martedì 2 marzo 2010

Cronache dal Vulcano -C'è un tappo di carta nella bottiglia di rum-

Il tappo del rum è scomparso. Deve averlo preso l'altra sera quella anoressica che ama farsi leccare dai suoi animali. Dio Santo, è assurdo! Quell'appartamento è davvero troppo piccolo per contenerli tutti: lei, il cane e i due gatti. In più c'è da considerare il portatore sano di sperma, l'assicurazione sul futuro: il maschio di casa. Il pene fedele in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, in vita e -se possibile- anche in morte. In tutto fanno cinque entità strette in un groviglio di carne umida e vibrante sul punto di implodere. Qualcuno dovrebbe farglielo notare, dovrebbe dirlo a quella gente. “Ragazzi, le mattonelle di cotto non giustificano tutto questo. Aprite gli occhi!”
Problemi di circolazione alle mani in questi concitati momenti di speranzoso rinnovamento spirituale. Temo l'insorgere di un tunnel carpale ma in realtà non ne so una cazzo di sindromi alle articolazioni. Probabilmente si tratta solo di una memoria annegata chissà dove nel mio cervello che rispunta fuori. Da considerare anche la seria possibilità di auto suggestione indotta da un elevato abuso di cannabis sativa. MAH! Le prove di nostro Signore, forse. Le cattive compagnie, forse. Roba niente male comunque.
Ogni giorno protesi falliche bidimensionali e tette di plastica molle tentano di corrompermi. Resisto, stretto tra crocefissi inchiodati male e padelle cancerogene sporche di grasso che minacciano di non rispettare l'armistizio. Da settantadue ore comunico solo con la mia casa. Una parete somiglia vagamente a Charles Baudelaire marcio d'assenzio, l'altra ha l'oro in bocca, ogni mattina. C'è qualcuno anche in cucina e nel cesso ma non ho ancora capito chi siano. Devo fare di tutto per concentrarmi e lasciare che questa strana piega riversa su se stessa che ha preso la mia vita torni al suo posto. Un buon ferro da stiro è quello che serve. Quello e un sentiero, un percorso chiaro da seguire, la linea nitida e precisa del colletto sulla camicia di seta. Una strada maestra, una coperta amica. E poi, basta con la carne rossa! Lo scoiattolo nell'altra stanza dice che mangiarla ogni giorno non fa per niente bene. Non gli credo. Dice che lui quella roba non la mangia, che l'ha letto da qualche parte che ti fa morire d'infarto. Forse in Inghilterra, due o tre anni fa. Ho pensato: “Guarda attentamente l'ultimo strascico bulimico del XX secolo dritto qui davanti a te. Non scordare mai il messaggio che si porta negli occhi. Cazzone sì, ma fino a un certo punto. Gli anni del colonialismo anglo americano sono ancora in agguato. Perciò stai in guardia”. Poi gli ho detto : “Tutte quelle merendine del cazzo in frigo. Ti hanno succhiato il cervello. Stai morendo. Va a farti una doccia e lasciami in pace. Mi serve tempo. Mi serve un orologio, della carne di pollo, roba del genere per Dio. Puoi darmi tutto questo? Puoi darmi quello che mi serve? No, maledetto saccaro-dipendente figlio di puttana! Allora vattene. Continuerò a dissetarmi succhiando budella di porco a basso costo. Dovrò pur aggrapparmi al passato e le salsicce fanno al caso mio. Chiamala radice culturale, qualcosa del genere. Un segno dei tempi.” Gli sputai in faccia tutto questo, senza arrossire a quanto pare.
Mario, così dice di chiamarsi. Ma potrebbe anche mentire. Potrebbe chiamarsi Impero, in fondo chi può saperlo. Comincio a non fidarmi più di quel suo sorriso deforme. Un premolare uscito dai binari gli ha squarciato la gengiva sul lato destro della bocca. Mi ha fatto venire in mente che ognuno di noi ha una parte marcia, solo che non sempre si vede. Ma io ho occhio per certe cose. So che è lì che risiede la sua essenza malvagia. Il suo tallone d'Achille. Il cuore del vampiro. Oh, dente rivelatore! Estrarlo approfittando del sonno potrebbe essere la giusta soluzione da prendere. Potrei abbreviare i tempi uccidendolo, Mario. Forse è troppo, si è troppo. Ma ci sono dei segnali che fremono di essere decifrati. Non posso far finta di nulla. Per esempio: gli piace succhiare tè argentino da una noce di cocco con una cannuccia di metallo. Dovrei finalmente decidermi ad avvelenarlo col pesticida per i topi. Okay!, giusto. Smetterla con i coltelli e magari tentare con del Ginseng sarebbe concedergli ancora del tempo ma mi aiuterebbe a ritrovare la concentrazione. La chiave per uscire da questo nido d' incubi ambulanti forse te la danno in omaggio. Mi darò da fare per trovare un erborista, uno sciamano, un guaritore indiano, uno spacciatore perché no? Uno da inseguire dopo che ti ha mollato il pacco, insomma. Così, per non sentirmi pedinato. Quindi, fino ad allora, calma. Frenare le strane sensazioni malvagie da quando è cominciato questo viaggio è d'obbligo per la buona riuscita del piano. Autoconservazione: è questo il piano. Semplice. Portare il seme in salvo è quanto di meglio possa fare per dare ancora un senso alla mia vita. Smetterla con l' odiare il piccolo down del piano di sopra, ad esempio, sarebbe un buon inizio. Lui e un maledetto cane tascabile nascosto chissà dove in uno degli appartamenti sopra la mia testa ululano in continuazione, anche senza luna. Ogni ora che il buon Dio sputa su questa terra loro gridano qualcosa al mondo. Fastidiosi e incomprensibili come il mal di denti quando tutto sembra andare per il verso giusto. Non mi lasciano riposare. È un modo di comunicare come un altro, non c'è dubbio. Il ragazzo dovrebbe vedere più luce, forse la smetterebbe. Il cane invece va definitivamente rimosso. Cancellato. Premuto fino all'ultima traccia di midollo osseo. Stento a crederci. Riappropriati della faccenda, cazzo! Pausa per un attimo, va bene? Una cosa alla volta. Trova il modo di lavare quei maledetti vestiti prima che decidano di soffocarti. Diminuisci con le uova e ama il prossimo. Segui il consiglio di quel giovane adoratore di Cristo. Forse chiamerò quel numero stampato sul biglietto da visita e chiederò di Gesù. È ora che venga a riprendersi il cane.