Mi piacerebbe dirti,
guardandoti stringere quella moneta tra le dita
e abbracciare quei brick di vino
più forte dei tuoi figli
mentre appesti il mondo di sconfitta
con quel che resta del tuo fiato vittorioso,
mi piacerebbe augurarti
di tornare a casa sano e salvo anche stasera
con la pelle ispida,
il sangue raggelato,
il culo stretto,
da solo,
povero ma pur sempre vivo
e stenderti ovunque tu voglia
con chiunque tu voglia,
e addormentarti
ascoltando l’ultima ora della notte
piovere dal cielo
e scenderti addosso
rabbiosa,
furente,
appassionata,
e sentirla carezzarti lo stomaco,
carezzarti le palle,
fartelo rizzare fino a ripulirti l’anima
e alla fine guardarla regalarti un sorriso idiota,
immaginandola come la poesia
che ti auguri di sognare
e mai di scordare.
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