GIANNI CUSUMANO - AUTORE APPESO -

venerdì 17 settembre 2010

Frammenti


Meglio mettersi l'anima in pace,
perché questo è quello che resta alla nostra generazione.

Poco o niente,
a parte il maltolto,
quello che non hai,
a parte i circhi cannibali in prima serata,
mentre aspetti di morire bevendo birra scura.

Poco o niente,
a parte i figli morti dell'assistenzialismo di stato
che urlano sudati sui tetti d'amianto
dei loro padroni.
Poco o niente,
se non la definitiva consacrazione alla schiavitù
pagata coi soldi di tutti.

Niente,
a parte il vestito del servo addosso al padrone
o se consideri l'affidabilità della gente
o se pensi a Dio.

Poco o niente,
a parte gli indici d'ascolto,
o il festival dell'Erezione Italiana,
a parte l'ultima bottiglia di limoncello nascosta in frigo,
o la tridimensionalità di una storia scadente in cambio di un pezzo da 10.

Poco o niente,
a parte l'informazione del non averla.

Poco o niente,
se non il brivido freddo su un vinile rigato,
e l'ultima cicca buona, soffocata nel portacenere.

Niente, se non la voglia di far niente.

Se non una cultura imparata seduto sul cesso,
a parte il disgusto e il senso d'inadeguatezza,
e la tua ombra chiusa in cella.
Poco o niente,
poco o niente,
se non l'odore di fango nell'aria,
o se pensi al lavoro.

Poco o niente, perché non c'è altro.
Poco o niente,
a parte tutto.

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