GIANNI CUSUMANO - AUTORE APPESO -

domenica 5 settembre 2010

Morte a pedali


All'angolo della strada
c'era un enorme arancino
a grandezza d'uomo
che sorvegliava l'ingresso di un bar.
Portava degli stivali da pescatore, dorati,
e aveva un largo sorriso stampato in faccia.

Una coppia si avvicinò al bar
e la ragazza disse
“Cristo, sembra vero!”
e il ragazzo disse
“Fermati lì, ché ti faccio una foto”.

Passai oltre il loro amore fotogenico
e mi diressi al chiosco
dall'altra parte della strada.
Ordinai una birra,
forse l'ottava quella sera,
e mi sedetti su una panchina
che dava sulle vetrine dei negozi.

Mi sembrava d'impazzire.
L'unico programma che avevo per la serata
era di farmi mettere sotto
da un'auto in corsa.
Ci provai anche,
ma ora sono qui a parlarne
quindi...

Su una di quelle vetrine c'era scritto
che le mutande erano in saldo.
La parola SALDO
risaltava al buio della notte.

Pensai di addormentarmi su quella panchina,
poi pensai di chiamare la mia ragazza
e dar fiato alla gola
ma il telefonò squillò a vuoto
e lasciai perdere.

Qualcuno spense le luci sulla strada
e allora finii la birra
e pensai davvero di fermarmi a dormire
su quella panchina,
tanto per assaggiare la vera poesia.
Ma una ragazza in bicicletta
mi passò davanti
e c'era qualcosa che non andava con l'olio della catena
perché faceva un rumore terribile,
strideva come unghie sul cielo della notte.

Allora mi alzai
gettai la bottiglia da qualche parte
e presi la strada per casa.

Poi,
chiusi le tapparelle della mia stanza
chiusi le tapparelle della cucina
e mi fermai ancora un po'
a rollarmi una sigaretta,
mentre Brahms,
la seconda della prima,
riempiva l'aria della tana.

C'era una blatta morta dietro il frigo.
L'indomani mi sarei dovuto dare da fare.

1 commento:

  1. [...]L'unico programma che avevo per la serata
    era di farmi mettere sotto
    da un'auto in corsa[...]

    No.

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