Preparo il foglio
e la dimensione delle lettere.
Preparo un’altra sigaretta
e preparo il vino, nel bicchiere.
Preparo il mio senso della disciplina
e lo trattengo tra le dita,
sui polpastrelli
badando bene che non sfugga.
Poi sollevo il bicchiere
respirandone lo spirito
e non mi resta altro da fare
che chiudere gli occhi
e seguire questa piccola zanzara grigia e impertinente
che disegna cerchi purpurei nell’aria
e dice di chiamarsi
Brahms.
Dice di avere una verità in dono, Brahms.
“Per me?”
“Per te, stupido vigliacco ubriacone.”
Brahms si lancia in una piroetta
che disegna un cerchio perfetto
nell’indifferenza dell’universo.
Poi dice:
“L’ultimo poeta che il mondo abbia mai conosciuto
sfida la morte col sorriso
nel buio di una cella umida,
mangiando nient’altro che le unghie delle sue stesse mani
e mai rimpiangerà
l’attimo in cui non ebbe nulla da rendere al mercato degli uomini
in cambio di una busta di spesa
se non la sua stessa anima di cuoio”.
Allora riaprii gli occhi
e schiacciai l’ultima cicca
prima di addormentarmi.
Mentre tutto continua ad andare.