GIANNI CUSUMANO - AUTORE APPESO -

mercoledì 23 marzo 2011

DRITTI A NORD, CAPITANO!


Raccolsi tabacco, cartine e un litro di parole

e salpammo prima dell’ultima alba di fuoco,

quando i violini glissavano su note minori

e cani sonnecchianti tendevano i collari

per pisciare e rendere l’anima

a una vecchia luna stanca e demotivata.


Legammo le carni all’albero maestro

e tagliammo le onde nere

risalendo le maree

proteggendoci

abbracciandoci

e respirando null’altro che l’odore dei nostri capelli,

mentre l’orizzonte si dissolveva

come amore all’alba,

si dissolveva alle nostre spalle

e tutte le cose rinascevano al buio,

nude e semplici,

così come erano sempre state,

così come noi eravamo.


E non c’era null’altro da sapere,

galleggiando ubriachi su quella pozza scura,

come cenere che annega nel vino,

se non che la gomma che riveste il mondo

quando brucia puzza e appesta l’aria,

e che gli uccelli d’acciaio non esistono

e se esistessero

non sgancerebbero bombe fluorescenti

giù dal culo.


Lasciammo andare gli spiriti al vento,

e danzammo,

e danzammo,

e cantammo perfino qualcosa, scambiandoci gli occhi,

ma solo nella nostra immaginazione,

trattenendo il respiro,

delicatamente

per ore,

per ore e ore

e solo allora, forse,

sorridemmo appagati.


Galleggiammo così per mesi,

per anni,

per secoli interi

senza nulla dirci,

senza nulla chiederci,

bastandoci e niente più.


DRITTI A NORD, CAPITANO!,

DRITTI A NORD

avanti verso l’azzurro,

dovunque sia

il colore non importa.

Ma non dir nulla, ti prego,

non dir nulla.

Non ora.

È ancora troppo presto.

Gli uccelli d’acciaio potrebbero davvero svegliarsi

e allora potremmo dover rendere l’anima alla luna

e io non sento ancora il bisogno di pisciare.


Così continua a guardare avanti,

sù, mio capitano!

Resisti e guarda avanti,

avanti,

avanti,

ché i violini continuano a trillare.


Non li senti?

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