GIANNI CUSUMANO - AUTORE APPESO -

martedì 3 agosto 2010

Il disagio della solitudine


Incontro questo artista
che fa arte maneggiando filmati.

“Voglio farti vedere il mio ultimo lavoro”, mi fa.
Annuisco, in segno di resa.

Lui fa scivolare un CD dentro un computer
che comincia a gorgogliare e a tremare tutto,
il che, penso, non è proprio un buon inizio.
Poi sullo schermo appare un finestra
e delle immagini cominciano a scorrerci dentro.

Si vede una donna, sola, seduta a un tavolo.
Non fa nulla in particolare, fissa il vuoto,
accendendosi una sigaretta dopo l'altra.
Non c'è nessuno nella stanza, a parte lei
e il suo piccolo corpo chino
inghiottiti da una strana luce rossa.
Sul tavolo ci sono una bottiglia e un bicchiere
che la donna riempie e scola,
riempie e scola,
riempie e scola...

“Quello non è mica vino vero”, mi fa l'artista,
“serve solo a dare l'idea”, dice.
Annuisco ancora, in segno di resa.

La scena va avanti così
con questa donna che fuma e beve senza sosta
per 10 interminabili minuti sprecati.
E poi finisce, così com'era cominciato.
Nessuno slancio,
nessun picco,
nessuna variazione appena percettibile.

“Allora?”, mi chiese affondandomi gli occhi addosso.
“Quale sarebbe l'idea che dovrebbe dare?”, gli faccio.
“Mi sembravi uno più sveglio”, dice.
Annuisco di nuovo, poi continua:
“E' chiaro come il sole, no?
Rappresenta il
DISAGIO DELLA SOLITUDINE”.

“Il disagio della solitudine...”, mormoro.
“Ma il vino non era mica vero,eh.”

“Il DISAGIO DELLA SOLITUDINE”,
dico accendendomi una cicca.
“Lo stesso che tintinna ogni giorno
nelle buste della mia spazzatura.”

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