GIANNI CUSUMANO - AUTORE APPESO -

lunedì 16 agosto 2010

Ode alle parole


Scrivere è prendere in prestito
per una notte
le fiamme dell'inferno
per forgiare parole
che mai ti apparterranno.

Puttane insensibili,
le parole.

Ti stregano con gli occhi,
ti fanno sentire vivo,
ti mostrano un po' di carne
lasciandosi desiderare,
bevono il tuo vino,
fumano il tuo tabacco,
poi lentamente si spogliano
e ti stendono a letto,
ti strappano i vestiti di dosso
e pian piano
ti lasciano entrare.

Scivoli dentro di loro
come un serpente affamato,
tendendo la lingua per assaporare
ogni centimetro d'estasi,
ti abbeveri del loro sudore,
ti aggrappi ai loro sospiri,
le tieni a mente,
le fai tue,
e allora senti una mano carezzarti il cuore,
e andare ancora oltre,
oltre il cuore, in profondità,
senti una mano afferrarti l'anima
e portartela via
mentre ti sembra di toccare il cielo
con la punta del tuo cazzo
dritto e ispirato.

Poi ti si addormentano accanto,
le parole.

Puoi sentire il loro tiepido respiro
sfiorarti delicatamente il collo,
e allora anche tu chiudi gli occhi,
ti lasci andare,
annegando nella beatitudine,
sicuro che ancora
farai visita al paradiso,
ché, in fondo,
un pezzo spetta a tutti,
anche a te.

Ma il loro posto
non è accanto a te,
né accanto nessun altro.

Saltano di letto in letto,
le parole,
di bocca in bocca,
di mano in mano,
di poeta in poeta,
di nullità in nullità,
nei secoli dei secoli.

Sono le puttane
della GRANDE letteratura,
le parole.

Cavalcano con Omero,
con Virgilio,
con Dante,
senza distinzione;
succhiano l'uccello
di Petrarca,
di Catullo,
di Ovidio,
si fanno sbattere
dai romantici e dai classici,
da Shakespeare e da Baudelaire,
le parole,
scopano con Hemingway e Dostoevskij
la parole,
con Pasolini e con Kafka,
con Fante e Fitzgerald,
Kerouac e Ginsberg,
Carver e Bukowski,
a altri ancora,
e ancora,
e ancora,
e ancora.

Troie poetiche,
le parole.

Battono sui versi
dei forti e dei deboli,
dei coraggiosi e dei vigliacchi,
dei geni e dei mezzi illuminati,
degli onesti e dei furbi,
tra le righe di ognuno di loro,
tra gli spazi bianchi delle loro pagine
le parole dominano
e tendono agguati,
aspettano il prossimo passo falso
nascoste
nel bianco degli schermi
le parole
e poi,
quando ti sembra di possederle
e di stringerle in pugno
riapri la mano
e nient'altro resta di loro
che un'atroce piaga fumante.

Perciò
adesso
farò ballare un po' le dita sui tasti
per dirvi soltanto questo,
puttane senza cuore:
Fottetevi!
E fatelo alla grande!

Non sarò in casa
quando tornerete a trovarmi.

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